Osservando
gli alberi spogli di questi primi giorni d’autunno, da cui cadono foglie
ingiallite che vanno lentamente a confondersi tra i miei ricordi, Gili
Meno sembra un paradiso perduto, per sempre.
Pochi giorni
prima di approdarvi, eravamo euforicamente sbarcati presso la più grande
Trawangan, dove ben presto, però, il mito delle Gili, che aveva
dolcemente accompagnato i nostri sogni nei mesi precedenti, andava
inesorabilmente in frantumi dinnanzi alla nutrita presenza di turisti,
alloggi, svariati locali in cui far baldoria fino a notte fonda.
Gili
Trawangan, Gili Meno e Gili Air, ubicate a breve distanza dalla costa
nord-occidentale di Lombok, ritraggono idealmente a pieno diritto lo
stereotipo del classico atollo corallino da cartolina, costituendo ormai
da anni una tappa imprescindibile per gli amanti del tropico che
viaggiano in Indonesia.
Sapevamo che
Trawangan fosse quella maggiormante battuta tra le tre più famose Gili,
nome che si pronunzia Ghili, e che significa letteralmente “piccola
isola” in bahasa Indonesia, ma mai avremmo immaginato l’elevato livello
raggiunto dal suo sviluppo turistico, e, sebbene ci si possa ancora
facilmente ritagliare il proprio spazio lungo i molteplici tratti poco
frequentati delle sue coste, non corrisponde propriamente a quelli che
sono i nostri personali gusti.
Così, mentre
attraversiamo in barca il canale che la separa da Meno, pensiamo che
siamo probabilmente arrivati troppo tardi da queste parti, ed i
rimpianti viaggiano più velocemente delle piccole onde di questo indaco
mare, che cambia gradualmente sfumature mentre ci avviciniamo alla
costa, diventando progressivamente azzurro, celeste, verdognolo, fino a
quando i colori stessi lasciano il posto alla trasparenza assoluta,
facendo nitidamente intravedere i fondali corallini nei quali nuotano
pesci multicolore.
Meno ci
accoglie in questo modo, oltre che con un desolato pontile su cui
nessuno sembra attendere i visitatori in arrivo, accostato ad una
ristretta fila di beruga costruite lungo i suoi fianchi, ed ubicate
dunque proprio fronte mare. Anche qui, infatti, come nelle altre due
isolette, queste basse palafitte aperte sui quattro lati, comunemente
chiamate Hansad, fanno quasi parte integrante del paesaggio, e
rappresentano una costante dove pranzare, cenare, o più semplicemente
oziare durante l’arco della giornata, sdraiandosi comodamente su dei
grossi cuscini.
La più bella
spiaggia di Gili Meno, posizionata a brevissima distanza dal nostro
bungalow, si trova proprio appena a sud del suddetto pontile, lungo il
lato orientale dell’isola. La raggiungiamo in breve, non appena posati i
bagagli, constatando sin da subito la scarsa concentrazione turistica
presente sull’isola. Sarà probabilmente dovuto al fatto che siamo
arrivati alla fine di agosto, ma sulla lunga spiaggia ci sono davvero
poche persone, quasi a rivalutare simbolicamente quel mito delle Gili
precedentemente sfatatosi a Trawangan, e così sarà durante l’intero
arco del nostro soggiorno.
Qualche
sparuto albero sotto cui trovare refrigerio, la piatta sagoma di Gili
Air di fronte, e quella più mastodontica di Lombok sulla destra,
entrambe separata da un mare incantato dai classici riflessi smeraldini,
fatto magistralmente brillare dai raggi solari fino a conferirgli varie
sfumature di azzurro e verde che si alternano ripetutamente nel corso
della giornata.
Il primo
venditore ambulante si presenta dopo circa cinque minuti, seguito nel
tempo da altri cinque o sei, i quali già sapevano che eravamo italiani e
ci saremmo trattenuti sull’isola qualche giorno, secondo la collaudata e
sempre efficace regola del passaparola. Fanno giornalmente la spola con
Lombok, nella speranza di vendere qualcosa ai turisti, che evidentemente
di questi tempi scarseggiano a Meno. Dopo aver provato a rifilarti un
braccialetto, un succoso mango, delle dolcissime ananas, o qualche perla
spacciata come autentica, hanno più o meno tutti da raccontarti una
storia, e desiderano scambiare quattro chiacchiere, indipendentemente se
hanno venduto o meno qualcosa. Difatti, la stessa popolazione delle Gili
ha quasi del tutto abbandonato la professione di pescatore per dedicarsi
alle più redditizie attività turistiche, e se questo ha da un lato
indubbiamente snaturato il naturale e secolare contesto socio-culturale
degli isolani, dall’altro ha contribuito a preservare i fondali ed il
relativo patrimonio naturalistico del favoloso mare che lambisce questi
lidi, purtroppo seriamente compromesso dalla squilibrata pesca
perpetrata in passato con la dinamite ed il cianuro.
Di sera fa il
cameriere presso uno dei pochi ristoranti presenti sull’isola, mentre di
giorno dirige con maestria le attività del Blue Ocean, coordinando le
escursioni in barca mirate prevalentemente allo snorkeling. Gli avevo
fatto presente che ci eravamo già immersi lungo il Meno Wall durante
un’escursione giornaliera effettuata da Trawangan, riuscendo però ad
avvistare una sola tartaruga, ma ha mantenuto pienamente la sua parola
quando, tuffandoci dalla sua barca nei punti sapientemente indicatoci,
osserviamo in poco più di mezz’ora una decina di tartarughe di varie
dimensioni, oltre a spettacolari e gigantesche tridacne. Ripeteremo in
seguito l’esperienza raggiungendo gli stessi punti da soli, mentre con
la barca di Dean ci recheremo un paio di volte a Gili Air, la quale
presenta a nostro avviso i migliori coralli della zona ed una nutrita
presenza di spettacolari stelle marine blu di notevole grandezza,
malgrado lo snorkeling alle Gili, perlomeno secondo quella che è stata
la nostra esperienza, può deludere per l’assenza totale o quasi di pesci
di grosse dimensioni.
Se qualcuno
pensa che i galli cantino esclusivamente al sorgere del sole dovrebbe
soggiornare a Gili Meno, dove più o meno dalle due, fino a mattina
inoltrata, i numerosi galli presenti sull’isola dettano incessantemente
la colonna sonora della notte, a cui fa eco, se si dorme come nel nostro
caso nelle vicinanze della spiaggia, l’incessante rumore del mare.
L’interno
dell’isola è caratterizzato da fitti boschetti di palme da cocco e da un
minuscolo villaggio in cui la cui vita scorre lentamente dettata da
ancestrali ritmi rurali. Al centro del villaggio sorge l’immancabile
piccola moschea, molto attiva in questi giorni di Ramadan.
Nei paraggi
c’è anche un piccolo parco in cui è possibile osservare vari tipi di
uccelli, dove si accede in compagnia di un’anziana signora che funge da
guida e di un nutrito gruppo di bambini, dopo aver pagato un doveroso ed
esiguo obolo. Poco oltre, si trova un piccolo lago salato, aldilà del
quale si raggiunge in breve la costa ovest.
La magia di
Gili Meno è data dai suoi piccoli abitanti, sempre pronti a regalarti un
sorriso, a salutarti, a provare a familiarizzare con la nostra bambina
grazie a due o tre ripetitivi termini pronunciati in un cantilenante
inglese
Durante la
sera le possibilità per la cena si riducono drasticamente, e la scelta
ricade inevitabilmente sullo spartano Rust Warung, l’unico ad offrire
una maggior scelta di pietanze che esulano dalle improponibili pizze
proposte dal Vila Nautilus e dal Mallia’s Child, ed anche l’unico ad
esporre in maniera poco elegante del pesce fresco su dei cartoni, sul
quale però, soprattutto per Valentina, andiamo abbastanza cauti dopo
aver appreso a Trawangan delle tante persone che erano state male a
seguito di intossicazioni alimentari, con sintomatologie caratterizzate
da febbre alta e vomito, oltre ad essere venuti altresì a conoscnza che
un paio di bambini erano addirittura dovuti ricorrere a trattamento di
flebo presso la clinica del Vila Ombak Hotel.
Ci si
accontenta quindi spesso anche di un semplice nasi goreng con del pollo
fritto, che consumati nell’intimità dell’hansad in riva al mare, sotto
un cielo cosparso di stelle, ed accompagnati da una buona birra, possono
risultare in quel momento come le migliori pietanze desiderabili.
Ma il sogno
di Gili Meno consiste anche e soprattutto nelle prolungate passeggiate
effettuate lungo le sue spiagge solitarie, costituite prevalentemente da
coralli morti e disseminate da centinaia di conchiglie dalle forme più
disparate, rese ancor più affascinanti quando la bassa marea rende
visibili decine di stelle marine. Un silenzio irreale scandisce il tempo
ogni sera, quando in perfetta solitudine compiamo il periplo dell’isola,
facendo in modo di giungere prima del tramonto lungo il versante
occidentale, in maniera tale da contemplare il sole che cala lentamente
dietro Gili Trawangan, mentre ci accomodiamo al piano superiore di una
palafitta dello spartanissimo Diana Caffè, consumando lautamente degli
squisiti succhi di frutta tropicale spremuta all’istante, od una Bintang
ghiacciata. Torniamo quasi sempre a piedi al nostro bungalow, salvo in
un paio di occasioni in cui ricorriamo ad un passaggio su uno dei pochi
carretti trainati da pony, localmente chiamati Cidomi, i quali
rappresentano l’unico mezzo di trasporto disponibile alle Gili.
Riesce
probabilmente difficile associare un concetto romantico ad un comune
soggiorno balneare, soprattutto quando forse mancano nel medesimo
contesto i classici canoni legati al lusso o quantomeno alle comodità,
eppure Gili Meno ha saputo regalarci giorni intrisi di assoluto
sentimento e romanticismo proprio grazie alla sua semplicità, al poter
percepire il lento scorrere del tempo, alla spontaneità dei suoi
abitanti, alla naturalezza ripetuta di un semplice gesto quale gustarsi
magari una Bintang in riva al mare osservando un tramonto che non è poi
nulla di speciale, alle sue tante naturali bellezze, alla sua genuina
spartanità.
Le
aspettative inizialmente riposte nelle Gili sono state qui rispettate, e
fissando oggi su carta i ricordi legati a questo piccolo lembo di
paradiso, mi accorgo di averlo certamente perduto, ma forse non per
sempre. |