Anguilla, il mondo in una spiaggia
Dopo il viaggio in Cina desideravo una meta poco impegnativa e rilassante, il classico posto dove svernare qualche giorno spensieratamente, indossando delle infradito per tutta la vacanza, e con ben poche incertezze, la scelta è caduta rapidamente su Anguilla, isola caraibica che, ormai da troppo tempo, attendevo di visitare. Il nostro viaggio inizia transitando attraverso le suggestive piste innevate di un caotico Charles de Gaulle, consapevoli che stavolta madame fortuna ha bussato alla nostra porta, perché nei giorni precedenti, causa maltempo, i voli cancellati sono stati davvero molti, e poco importa dunque, se quasi tutti gli orari delle partenze sono stati posticipati. Così, in un caldo pomeriggio caraibico del 26 dicembre, atterriamo a St.Maarten con solo un’ora di ritardo rispetto all’orario previsto. Le formalità doganali scorrono velocemente, e lasciamo pertanto in breve la parte olandese dell’isola, dov’è ubicato l’aeroporto internazionale, per dirigerci in taxi alla volta di Marigot, capoluogo francese. Arriviamo al porto proprio in concomitanza alla partenza del ferry per Anguilla, e senza quindi aver nemmeno quasi il tempo di riflettere, ci troviamo catapultati su questa sorta di carretta dei mari, molto simile alla classica barchetta di braccio di ferro, che proprio nel mezzo della breve traversata di circa otto chilometri, inizia per qualche minuto a dondolare in balia delle onde, salvo poi terminare la propria corsa in prossimità di un molo bagnato da un’acqua incredibilmente trasparente. Se a St. Maarten le pratiche aeroportuali erano risultate estremamente rapide, qui sono state quasi inesistenti, tant’è che non facciamo quasi in tempo a consegnare i nostri passaporti, che già ci troviamo in territorio anguillano, anche se capisco che definire territorio (in realtà possedimento britannico d’oltremare) un’isola grande appena un centinaio di chilometri quadrati, può sembrare un eufemismo. Mancavo da qualche anno dai Caraibi e quasi mi ero dimenticato il particolare timbro di voce che accomuna gran parte dei suoi abitanti, cantilenato, suadente, nettamente afro, ed a tratti poco comprensibile per via delle parole quasi sempre limate e pronunziate in un inglese leggermente storpiato, frutto d’inequivocabili intrecci culturali, considerato che queste popolazioni discendono in larga maggioranza direttamente dagli schiavi importati dall’Africa dai vari stati colonialisti dell’epoca, al fine di disporre di manovalanza gratuita per le locali piantagioni. Questa però è un’altra storia, assai più importante, che senza ombra di dubbio potremmo definire come una delle pagine più tristi della nostra umanità. Scrivendo invece di argomenti più futili, quale appunto una vacanza, occorre fare una doverosa premessa in merito a quest’isola che mi accingo a visitare: Anguilla non è un posto a buon mercato, specie nel periodo invernale, quando i prezzi tendono parecchio a lievitare, tuttavia è possibile far risultare non proibitivo il proprio viaggio, compiendo un’oculata ricerca della sistemazione, ed acquistando il cibo nei vari supermercati presenti, considerato che quasi tutti gli alloggi dispongono di un comodo e conveniente angolo cottura. Avevo inizialmente scelto di prenotare solo una settimana ad Anguilla, lasciando libero il resto del viaggio, in maniera tale da decidere sul posto se fosse stato il caso di rimanervi ancora, oppure di dirigerci verso altri lidi , ma dopo aver appena trascorso due giorni sull’isola, non abbiamo avuto più dubbi, decidendo subito di non muoverci più da questo luogo fatato. Sì, perché Anguilla non colpisce solo per l’assoluta bellezza delle proprie spiagge, o per la trasparenza del mare da cui le stesse sono lambite, ma per tutta una serie di fattori che ne fanno un posto unico, in cui la criminalità è del tutto assente e dove l’informalità regna sovrana, malgrado sia sovente frequentata da illustri personaggi del jet set internazionale. Tra le varie opportunità di alloggio, abbiamo scelto l’Allamanda Beach Club, una graziosa pensione dalla felice ubicazione in prossimità della Shoal Bay East, malgrado avremmo potuto risparmiare qualcosa optando per altri posti più dislocati. Essendo l’ufficio (qui niente reception) ormai chiuso al nostro arrivo, come comunicatoci tramite posta elettronica, ci sono state lasciate le chiavi della camera in una piccola cassetta, assieme ad una lettera di benvenuto, sulla quale sono riportate delle indicazioni in merito alla collocazione della stessa camera, e delle utili notizie di carattere generale su Anguilla. Poi, una volta preso possesso del nostro alloggio, troviamo con sorpresa sul tavolino le chiavi della macchina a noleggio richiesta, parcheggiata a breve distanza, nonché il contratto e la patente di guida anguillana intestata a mio nome, il tutto sulla parola, e senza aver sborsato un solo centesimo. Anguilla inizia a piacermi. L’indomani facciamo di buon mattino un piccolo giro ricognitivo, improntato più che altro alla ricerca di un supermarket dove rifornirci di generi alimentari. Scopriamo subito il carattere tranquillo dell’isola, sulla quale scorre un’unica strada che la taglia orizzontalmente e da cui si diramano piccole vie secondarie in direzione delle coste, attraversando minuscoli agglomerati costituiti da basse costruzioni color pastello, in pieno stile caraibico. Anche la capitale, The Valley, non è altro che un insieme di poche case frammiste agli uffici governativi ed a qualche sparuto negozietto. Traffico? Ovviamente, nemmeno a parlarne. Anguilla continua a piacermi… Impiegando dall’Allamanda poco meno di un minuto, mediante una breve passeggiata si raggiunge agevolmente l’Upper Shoal Bay, proprio nel punto in cui sorge Gwen's, uno dei beach bar storici di Anguilla, che tra le altre cose, deve la propria fama anche ai rinomati spettacoli di musica dal vivo della domenica pomeriggio, quando tutti assieme, anguillani e turisti, si riversano qui per divertirsi e ballare al ritmo caratteristico della famosa Scratch Band. Upper Shoal Bay è un incanto di spiaggia bianchissima incorniciata da una serie di lunghe palme, alcune delle quali
completamente piegate dal vento, tuttavia rappresenta solo il preludio allo spettacolo indiscusso di Shoal Bay East, prolungamento naturale della stessa, che si raggiunge passeggiando brevemente lungo una sabbia ancor più fine e bianca dello stesso borotalco. La passione che nutro nei confronti del mare, mi ha sovente indotto negli anni a viaggiare nel mondo alla ricerca di spiagge immacolate, ma per quanto ho avuto modo di vedere, non mi sento di dar completamente torto a quelle strane classifiche a cui tra l’altro non ho mai creduto, che collocano in assoluto Shoal Bay East tra le spiagge più belle del mondo. Trascorrere qui del tempo, estasiati dalla bellezza del mare e dal bianco accecante della spiaggia, mentre si sorseggia un doveroso rum punch, equivale all’essenza stesso del viaggio a queste latitudini. Altro luogo di culto è Uncle Ernie's, presente a Shoal Bay East dal 1984, il quale costituisce una buona opportunità per pranzare a costi contenuti, mentre il nostro locale preferito per la qualità del cibo sulla medesima spiaggia, è senza dubbio il Madeariman. Spiagge dicevamo, Anguilla ne annovera lungo le sue coste ben trentatre, ed il bello è che, come ho avuto modo personalmente di riscontrare, se sul versante atlantico il mare è mosso, su quello caraibico sarà sicuramente calmo, o viceversa, malgrado il punto più alto, vale a dire Crocus Hill, si eleva di appena sessantacinque metri sul livello del mare, e l’isola misura nel suo punto più largo appena cinque chilometri. Tutte le spiagge, inoltre, anche nei punti nei quali sorgono delle strutture turistiche, sono completamente fruibili dai visitatori esterni. Non c’è dubbio, Anguilla mi piace sempre più. La popolazione, inizialmente schiva ed apparentemente poco socievole, si dimostra assai affabile e cordiale quando s’intraprende una conversazione, rilevando la sua genuinità ed il proprio carattere amichevole. Quel senso di totale sicurezza, inoltre, raramente avvertito in altri posti nel mondo, che t’induce a lasciare tranquillamente l’automobile aperta o lo zaino con i propri averi in spiaggia senza preoccuparsene, costituiscono a mio avviso un altro importante motivo per persuadere il viaggiatore a scegliere una località come Anguilla.
Rendezvous Bay è una fantastica mezzaluna di sabbia bianca, lunga circa due chilometri e mezzo, la cui parte finale è occupata dal lussuoso Cuisinart Resort, che il martedì sera propone nel suo ristorante Santorini un pantagruelico buffet a base di aragoste ed altre delizie cucinate al barbecue, mentre all’inizio della spiaggia si trova il piccolo ed informale Anguilla Great House, dov’è possibile anche pranzare a costi contenuti. Adiacente al suddetto Cuisinart, ma raggiungibile solo facendo il giro in macchina, troviamo il Dune Preserve, un posto incredibile, costruito lentamente dall’artista reggae locale ed internazionalmente riconosciuto Bankie Banx, tramite vecchie barche e cataste di legno portate a riva dalla corrente. Ne è scaturita negli anni una costruzione inverosimile, una sorta di fortezza a picco sul mare, la quale funge da bar-ristorante, e dove la sera si tengono concerti di musica reggae, in cui non è rado vedere esibirsi lo stesso Banx. Elemento costante sulle strade di Anguilla sono le onnipresenti capre, diffuse in gran numero, le quali costituiscono anche un elemento importante della cucina locale, finendo spesso la propria esistenza sotto forma di stufato al curry. Cove Bay è un’altra notevole spiaggia da sogno, con acque generalmente calme e sabbia perlacea. Qui l’istituzione è Smokey’s, altro locale dove trascorrere allegramente del tempo tracannando qualche rum punch mentre si osserva il mare color indaco e la sagoma in lontananza di St. Maarten. Maunday’s Bay è la spiaggia forse più bella da noi visitata, con sabbia bianchissima e soffice come seta, nonché trasparenti acque caratterizzate da mille tonalità d’azzurro. E’ occupata completamente dal Cap Jaluca, uno degli hotel più lussuosi dei Caraibi, che pratica di conseguenza prezzi esorbitanti, ma il bello di Anguilla è anche questo, ovvero poter trascorrere la propria giornata a costi zero, godendosi la stessa spiaggia dove alloggiano altre persone che hanno invece speso centinaia di euro.
A Shoal Bay West, altro lido da sogno posto all’estremità occidentale dell’isola, sono presenti solo il Covecastles, elegante struttura carissima, ed alcune ville private, oltre alla Trattoria Tramonto, gestita con successo da anni dal bolognese Alan Piazzi, la quale costituisce l’abituale ritrovo di stars del mondo del cinema e dello spettacolo.
Sandy Ground, versante nord, propone invece una spiaggia poco allettante dal punto di vista prettamente estetico, ma di contro rappresenta il luogo dei divertimenti notturni in stile Anguilla, vale a dire appena un paio di beach bar, seppur celebri, quali Elvis e Johnno’s, oltre a qualche ristorante, tra i quali vale a mio avviso la pena menzionare per la qualità del menu Roy's Bayside Grill. A Sandy Ground, è inoltre possibile trovare alloggi a buon prezzo, ed alcune tra le rare guesthouses presenti di Anguilla. Nei giorni a cavallo tra Natale e Capodanno, l’unica pista del minuscolo Wallblake aeroport, dove atterrano generalmente solo sporadici voli che collegano Anguilla con Portorico e poche altre isole caraibiche, riscontra un discreto traffico dovuto all’affluenza dei jet privati appartenenti ad autentiche celebrità, che poi non è rado incontrare sull’isola, considerato che uno dei nostri vicini di tavolo a cena, è stato per una sera l’attore Liam Neeson, mentre sulla meravigliosa Rendezvous Bay, abbiamo passeggiato fianco a fianco con una star di hollywood del calibro di John Voight. L’incontro più divertente, però, è stato senza dubbio quello con Garvey, artista reggae locale, che mentre passeggiavamo cantava solo in spiaggia, salvo poi farsi immortalare dalla nostra videocamera mentre si è esibito in un’improvvisata performance. Ci ha regalato anche un CD con i suoi pezzi, che hanno costituito la colonna sonora dei nostri brevi viaggi in macchina lungo le strade di Anguilla. Tornando a scrivere di cibo, possiamo però tranquillamente affermare che l’isola offre il meglio di sé nei numerosi tendoni mobili disseminati lungo le sue strade, i quali servono squisita carne sapientemente grigliata al barbecue, in porzioni abbondanti ed economiche. Sono i posti dove consumano generalmente i pasti gli anguillani, ed il più rinomato in assoluto è sicuramente Ken, il quale apre i battenti esclusivamente nel week-end a The Valley, esattamente all’incrocio tra Carter Rey Boulevard e Landsome Road. Deliziose puntine di maiale, le quali rappresentano un must culinario sull’isola, ma anche generose porzioni di pollo e bistecche di maiale, magistralmente condite a priori con una salsa a base di spezie ed aglio, e successivamente grigliate alla perfezione sul barbecue aperto fino a notte fonda. Questa è stata la nostra cena da Ken, consumata su un tavolaccio sotto al suo tendone mentre schiere di anguillani si fermavano continuamente ad ordinare la propria cena da asporto a bordo di pittoresche automobili, da cui fuoriusciva musica reggae sparata a tutto volume. Anguilla mi è piaciuta molto, ma davvero molto, Anguilla ha saputo toccarmi il cuore. I giorni sull’isola sono volati in fretta, con i sensi perennemente perduti tra incantevoli spiagge coralline, colossali bevute di rum punch, un mare di cristallo costantemente frequentato da pellicani, albatros e numerosi altri uccelli, musica costantemente diffusa, persone genuine, lunghe passeggiate, conch, barbecue, profondi sorrisi, eterna spensieratezza. Cosa mi resterà di Anguilla, oltre alle foto e quanto ho riportato in queste pagine? Sicuramente l’eterno ricordo di una paradisiaca isola felice e rilassata, e quando vivrò i problemi legati alla quotidianità del nostro frenetico mondo, non potrò fare a meno di pensare con un pizzico di malinconia al simpatico ed emblematico motto dei suoi abitanti: “la vita è una spiaggia, poi si cena”. Benedetto Antonucci
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